Chiacchiere con l’autrice – Alessandra Pierandrei

Readers,

nuova collaborazione e quindi questo significa, nuova intervista.

A lasciarmi qualche aneddoto sulle dietro le quinte, questa volta è Alessandra Pierandrei, autrice di “Zugzwang – Il dilemma del pistolero” e “Sicilian defense”. Una dilogia western – storico.

È il 1888, e Jasper Stevenson, considerato tra i migliori pistoleri del West, ha da tempo appeso le Colt al chiodo per trasferirsi nel pacifico Oregon. In una delle tante giornate trascorse tra le bottiglie e i fantasmi di antichi drammi, l’ex-pistolero viene disturbato da un’offerta di lavoro del ricco imprenditore Barnett, uno di quelli che non sanno accettare un “no” come risposta. Quando le carte vengono scoperte, un dilemma scuote l’indolenza di Jasper: tenere chiuse le porte del proprio scottante passato, con il rischio che venga fatto del male a persone a lui care, o aprirle, al costo di dover finalmente fare i conti con se stesso? Come spesso accade, vince il “male minore”, o almeno quello che è ritenuto tale…
Senza altra scelta che intraprendere un viaggio che lo condurrà fino in Oklahoma, a lui si unirà Katharine, una giovane donna smaniosa di vedere il mondo al di fuori del circo di Buffalo Bill, e che forse conosce la vita e le sue avversità più di quanto Jasper, all’inizio, sia disposto ad ammettere.
In “Zugzwang – Il dilemma del pistolero” Alessandra Pierandrei non ci racconta solo la storia di un viaggio avventuroso, ma anche uno scorcio sul passato e presente di un variegato e affascinante gruppo di personaggi, restituendoci un’accurata e appassionante rappresentazione di drammi e amenità ai tempi del Selvaggio West, dove non è tutto oro nero quel che luccica…

Com’è nata l’idea per questa storia?

L’idea è nata assolutamente per caso. Avevo iniziato, così per gioco, a scrivere un racconto su uno studente universitario esaurito e in crisi (It’s me, I’m the problem, It’s me) e la storia si apriva con la tipica scena di uno straniero che arriva in un saloon alla ricerca di un famoso pistolero che però non spara più. Lo studente universitario a quel punto si sveglia, si era addormentato davanti a Cimarron, un vecchio film western. Lui però andava per la sua strada ma a me continuavano a frullarmi in testa delle domande: chi era quello straniero? Che voleva da quel pistolero e perché quel pistolero si era ritirato delle scene? Ho cercato di trovare delle risposte ed è venuto fuori Zugzwang

Come ti sei avvicinata al mondo della scrittura?

Mi è sempre piaciuto, fin da piccola, e infatti ripetevo in continuazione che da grande avrei fatto la giornalista. Purtroppo, la me grande si è iscritta a giurisprudenza ed è diventata avvocato… Al liceo andavo fortissima nei temi, e ho avuto la fortuna di avere una prof di italiano che ha sempre apprezzato cosa scrivessi e come. Tra l’altro andare bene in italiano era una necessaria questione di sopravvivenza, visto che in matematica sono uscita con 3. Sempre al liceo ho aperto un blog in cui parlo di musica (twittareverse la gente si ricorda di me per le mega recensioni degli album di Taylor Swift) serie tv, film, di base tutto quello che mi passa per la testa, sempre con un tono più possibile scanzonato. Lo sto curando meno per mancanza di tempo, ma cerco di tenerlo vivo

Autori a cui ti ispiri?

Non so se possa trattarsi di vera e proprio ispirazione, ma ho una predilezione per Jules Verne (che in effetti ho voluto omaggiare sia in Zugzwang sia nel suo sequel Sicilian Defense con dei rimandi espliciti). Di lui amo il gusto per l’avventura e una certa vena nazionalistica (la ricerca è la parte della scrittura che preferisco), che sapeva coniugare con un’idea positiva di progresso. Tra l’altro entrambi condividiamo l’assoluta repulsione per gli studi di legge e per la professione di avvocato. Poi, ma anche qui non so se si tratta di vera ispirazione, credo che anche la saga di Zio Peperone del fumettista americano Don Rosa – saga che narra della vita di Zio Paperone da lustrascarpe in Scozia a miliardario in America, passando per cercatore d’oro in Klondike – sia in qualche modo presente, se non direttamente nella scrittura, quanto meno nel mio costante fantasticare e nel mio modo di intendere la narrazione (comunque sia, in Sicilian Defense c’è un easter egg a tema)

Progetti di scrittura futuri?

Sto ragionando su un paio di storie: una avrà un taglio umoristico e ambientazione contemporanea, e avrà a che fare col folklore dei monti Sibillini (il logo di Pilato, la leggenda della Sibila e del Guerin Meschino…), mentre l’altra sarà un’ucronia steampunk per un’incursione nel Multiverso. Ci sto pensando da una vita ma ancora non ho scritto mezza riga perché sono pigra

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